La Sampdoria ha scelto di confermare (a tempo) Andreai Sottil e non richiamare Andrea Pirlo che resta ancora alla finestra
La conferma Andrea Sottil sulla panchina della Sampdoria è una sconfitta. Lo è prima di tutto per lui, poi per il presidente Matteo Manfredi. Infine per noi che amiamo e soffriamo. E ci incazziamo pure.
Per l’uomo di Venaria è quasi un’umiliazione. È lì ancora al suo posto non perché qualcuno creda ancora in lui, nel suo lavoro. Ma perché non ci sono reali alternative. Allenatori capaci di prendere in mano questa creatura costruita in estate da Pietro Accardi. Una creatura fragile, ancora senza un’anima, un vestito per difendersi dal freddo e dal vento.
Dal fischio finale della gara con il Catanzaro Andrea Sottil è salito da solo sul banco degli imputati. È stato messo tra i principali colpevoli di un fallimento annunciato solo da pochi. Non da me. Un fallimento iniziato con la scelta di mandare via Andrea Pirlo solo dopo tre giornate di campionato. Una scelta sbagliata. Non perché Andrea Pirlo avesse fatto vedere calcio champagne in campo. Ma perché la squadra di Radrizzani, Legrottaglie e Andrea Mancini era stata smontata. Pezzo pregiato per pezzo pregiato.
E con una squadra nuova bisogna dare il giusto tempo a un allenatore per ritrovare quella famosa identità con cui Sottil ci ha parlato ore e ore. Ecco quell’identità oggi non c’è. Oggi si può dire che non è stata trovata. E che mandare via Sottil sia la scelta giusta.
Ma come al solito nessuna parla, nessuno comunica se non con veline per pochi, non per tutti. Per due giorni interi a chiedersi tutti: lo manderanno via o no? E chi prenderanno al posto di quello in tuta da operario che grida e sbraita in piedi vicino alla panchina? Ecco la lista dei nomi fatti: Foti-Pedone insieme, Palombo-Nicolini sempre insieme. Poi Bisoli, Iachini, il più accreditato Vivarini insieme ad Aurelio Andreazzoli. Scusate se ne dimentico qualcuno…
Ma le riunioni tecniche tra Bogliasco e Milano non hanno portato a niente. L’unica cosa sicura è che la squadra si è goduta altri due giorni di riposo, gli ennesimi, in attesa di una decisione che alla fine non è arrivata.
Avanti con Sottil, avanti fino a domenica. Poi in caso di sconfitta cosa succede? Chi prendiamo? Un caso da risolvere per l’ispettore Clouseau e il fido Kato. Probabilmente basterebbero loro due per risolverlo più in fretta…
Panchina Sampdoria, bastava alzare il telefono e richiamare Andrea Pirlo…
Sampdoria, La conferma di Sottil è una sconfitta. Ma richiamare Andrea Pirlo faceva così schifo?
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Nel calcio, come nella vita, con l’orgoglio non si va da nessuna parte. Se si sbaglia bisogna avere la lucidità di riconoscerlo. Ammettere l’errore senza paura. Non ostinarsi a cercare soluzioni che a metà dicembre non ci sono. Non come si vorrebbe almeno. Mandare via Pirlo, ora Sottil e puntare su un altro allenatore, il terzo della stagione, avrebbe senso? Io penso di no. Anche a livello economico, per poco che tu gli possa dare, butteresti via altri 200 mila euro. Spiccioli nel calcio, ma non per la Sampdoria che a giugno dovrà sborsare qualche milione di pagherò di mercato arretrato…
Matteo Manfredi, idea personalissima, avrebbe dovuto alzare il telefono richiamare Andrea Pirlo e risolvere i problemi di convivenza tra tecnico e Pietro Accardi. Il mercato fatto non è stata una scelta comune. E se qualcosa si è inclinato è proprio perché le richieste di Pirlo non venivano mai accontentate. Da Stankovic a Ghilardi passando per Facundo e la riconferma di Sebastiano Esposito. Giocatori lasciati andare via ma che volevano tornare a Genova…
Sarebbe stato diverso? Chissà. Ma Pirlo andava richiamato. E questo non significa, sia chiaro, che con lui, la Samp oggi volerebbe in classifica. Ma ci sarebbe sicuramente un’idea di gioco. Ci sarebbe una squadra unita con il proprio allenatore. Quello che oggi onestamente non si vede.
Ma come al solito sono parole libere. Liberi pensieri. Ora c’è il Sassuolo. E Sottil, la SQUADRA (chiunque scenda in campo), deve tirare fuori tutto. Dare tutto. Non solo per noi ma per loro stessi. Anche questo si chiama orgoglio. Ma è quello che può cambiare ancora una volta la storia di una stagione. Sono un incredibile romantico. Già, lo so…