La Sampdoria oggi ha bisogno di fare un calciomercato vero, con giocatori veri ma ci sono i soldi per farlo?
I soldi ci sono? Ci sono per tornare in Serie A? Anzi per rimanere in Serie B e non rischiare di cadere in quella categoria che solo Matteo Manfredi ha avuto il coraggio di nominare? La domanda pra è solo questa. È una, è semplice. E per rispondere non bisogna essere per forza laureati e nemmeno aver frequentato dei corsi alla Columbia University.
Le altre domande, pur se importanti, pur se attuali, vengono dopo. Dal ruolo di Alessandro Messina a quello ancora di Antonio Romei. Dal lavoro di costruzione per il futuro di Andrea Mancini (e Nicola Legrottaglie) a quello per il presente di Pietro Accardi. Dalla scelta di mandare via con troppa precipitazine Andrea Pirlo alla chiamata troppo repentina del furioso Andrea Sottil fino a quel brav’uomo di Leonardo Semplici che colpe non ne ha se non quella di essersi giocato, forse definitivmente, la sua carriera.
Ripeto: i soldi ci sono? Perché arrivare a sabato 18 gennaio con Beruatto in prestito dal Pisa (chiedersi perché il Pisa che lotta per la Serie A molla un suo giocatore in prestito no?) e Niang svincolato dal Wydad Casablanca mi sembra oggetivamente poco, pochissimo per una società che ha dichiarato di voler rimediare agli errori fatti e cosa più grave di lavorare al mercato di gennaio da tempo. Se questo è il lavoro svolto fino a oggi… arrendiamoci subito!
Per favore, basta con il solito ritornello sul fatto che ci hanno salvato dal fallimento. Se non fossero stati loro e le banche coinvolte, sarebbero stati Edoardo Garrone e Alessandro Barnaba, sicuramente con un progetto economicamente più solido.
Dalla scomparsa del presidente di giugno e luglio (Andrea Radrizzani) alla gestione da uomo non di calcio di Matteo Manfredi. Il risultato è questo: che anche lo scambio di prestiti con l’Empoli tra un terzo portiere e un secondo diventa un problema…
Calciomercato Sampdoria, servono rinforzi, giocatori con personalità
Sampdoria, la domanda ora è solo una: ci sono i soldi per fare il calciomercato? Sennò si perde la guerra…
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Per fare la guerra bisogna avere un esercito. Bisogna avere le armi. Se non te le regalano devi aprire il portafoglio e spendere di tasca tua. Appunto.
Per fare la guerra a Ravaglia, Silvestri, Barreca, Kasami e Borini e non avere poi i soldi per mandarli via che senso ha? Nessuno. Ravaglia è un uomo spogliatoio che ha detto la sua, Silvestri un errore (uno dei tanti) e Barreca vale 18 volte Beruatto e 9 Ioannou. Kasami anche con una gamba sola e l’autonomia di 30 minuti vale 1000 Bellemo, 10000 Benedetti. Borini? Ma ci rendiamo conto che abbiamo il coraggio di mandare in campo Nikola Sekulov che ha giocato per la cronaca 370 minuti contro i soli 181 di Fabio, l’eroe del derby. Unica e sola soddisfazione in questo anno e mezzo!
Per fare la guerra al lavoro di Radrizzani, Legrottaglie e Mancini jr non bisogna solo avere i soldi e un album delle figurine Panini (una ladrata pagare 1 euro una bustina!) Bisogna avere idee, conoscenze e voglia di scommettere. E non sempre e solo con gli stessi procuratori. Basta vedere a chi appartengono i giocatori arrivati fino ad ora. E quelli che si trattano. Sempre in mano di pochi.
E poi bisogna essere ambiziosi. E a Genova l’ambizione, purtroppo non è di casa. Ma questo è un altro problema.
Le cose da dire sarebbero ancora tante, troppe. Ma poi a cosa serve se chi poi può decidere fa il contrario? Il nostro compito è esserci. Chi facendo il suo tifando, chi come noi criticando. Non tanto per farlo. Ora, come sempre, tocca a voi smentirci. E non potete immaginare quanto questa volta vorrei essere smentito…