Italo Cucci, giornalista del Corriere dello Sport, rende omaggio a Gianluca Vialli, celebrato dal popolo blucerchiato prima di Sampdoria-Udinese
Sampdoria-Udinese non è stata solo una partita. È stata l’occasione per celebrare Gianluca Vialli, con la coreografia da brividi della Gradinata Sud e la presenza dei suoi fratelli della Sampd’Oro. Tutto il popolo blucerchiato presente per Luca in un momento, prima della partita, dalle forti emozioni.
Le stesse raccontate da Italo Cucci sul Corriere dello Sport. Il giornalista ha scomodato addirittura la parabola pasoliniana dell’Uomo che scrive parole con i piedi:
Ieri, all’Angelus, Francesco celebrava la Parola di Dio. Il Vangelo aveva appena raccontato un Gesù umanissimo, “sempre in movimento, in cammino verso gli altri, itinerante e pellegrino a percorrere città e villaggi, a incontrare volti e storie, i suoi piedi sono quelli del messaggero che annuncia la buona notizia dell’amore di Dio…”. E mi era tornata in mente la parabola pasoliniana dell’Uomo che usa i piedi per calciare un pallone e con quelli scrive parole – i podemi, ventuno come i fonemi – che si esprimono nella partita “che è un vero e proprio discorso drammatico”. Santa domenica – mi dico – avendone celebrate migliaia in sessant’anni per dovere e piacere professionale, come da insegnamento di Richard Powell – il primo maestro – in “Tutti i giorni e di domenica”.
Da Roma alla “messa laica” del Luigi Ferraris il passaggio è breve per commemorare un “amico, fratello, eroe”:
All’Angelus sposto il mio spirito a Marassi, in cui si celebra, prima di Sampdoria-Udinese, una messa laica in suffragio dell’anima di Gianluca Vialli, amico, fratello, eroe. Giuro, lo stadio è davvero una cattedrale, in quel momento, il luogo sacro evocato da Desmond Morris e tuttavia mai visto prima – in tutta una vita – con la stessa intensità religiosa, emozionante e commovente insieme.
Sampdoria, Vialli e Lettera da Amsterdam: le lacrime del Ferraris
Sampdoria, la messa laica per Gianluca Vialli: il racconto di Italo Cucci
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E poi le parole di Marco Lanna, le immagini che scorrono sul maxischermo dello stadio e il popolo della Sampdoria che intona “Lettera da Amsterdam” e le lacrime:
Un mero esercizio di retorica, questo? Qualche lacrima da associare a quelle della gente di Marassi, e alle mie? Foss’anche, da narratore del calcio non me ne pentirei. Ma c’è di più, molto di più.
Il canto di Marassi è un canto di ribellione verso chi cerca di trasformare il gioco più bello del mondo:
C’è – insieme a quel canto e a quel pianto – la ribellione contro chi cerca di trasformare il nostro mondo in un mondo di ladri (sentii cantare il ritornello da Nils Liedholm sulle orme di Venditti, tanti anni fa, per altre riprovevoli gesta) e i ladri nei reggitori del gioco più bello del mondo. Sappiano, certi giudici malanimati – e non lo dico con arroganza – che guardandomi intorno e registrate trentennali attese di giustizia, da queste parti i peccati e i peccatori si scoprono presto e subito si condannano. Il nostro coraggio e la nostra forza.