Che cosa è successo alla Sampdoria di Andrea Sottil? la solita brutta storia di una squadra senza identità o solo episodi?
Cari amici di ClubDoria46, tifosi blucerchiati e appassionati di calcio in genere, ve ne sarete accorti anche voi: ciò che si dice e si scrive a caldo, commentando un evento sportivo (e spesso anche di altra natura), subisce forti condizionamenti. Da cosa? Essenzialmente da due fattori: il risultato (infatti non pochi notisti amano scrivere qualcosa tipo: “…e, badate bene, avrei detto la stessa cosa anche se il risultato fosse stato diverso”, come a sentirsi al di là e dal di sopra dell’unica cosa che conta, cioè i punti che porti a casa); e la rispondenza alle aspettative che si hanno.
Si finisce così sempre per raccontare una storia che è probabilmente realistica ma non per questo reale, perché spiega solo una parte razionale e – vorrei dire – visiva dell’evento, e finisce per trascurare tutta quella zona grigia che spazia tra il culo e la casualità. Componenti che, invece, al contrario, hanno un’importanza capitale e non governabile nella sorte di ciascuno di noi (e, devo essere sincero, più la casualità, o il destino, che il culo). Spero che detta così risulti chiara.
L’analisi di una partita “inspiegabile”
Provo ad applicare queste categorie alla partita di venerdì sera, che ha visto la Sampdoria soccombere inopinatamente davanti alla Juve Stabia.
La prima riflessione è che la Serie BKT è questa, e non ci sono ca…voli. La differenza tecnica tra le prime della classe e le altre è talmente sottile che spesso, anche in passato, sono bastati filotti prolungati per sovvertire la graduatoria, in un senso o nell’altro. Non come in seria A, dove può anche capitare che Cenerentola spaventi Madama, ma sulla singola gara e non sul mezzofondo.
Quindi: la Juve Stabia è più forte della Sampdoria? Ma per cortesia. Però ha vinto, e allora si tratta di capire dove e come. E, dato che ci sono partite (di solito a livelli più alti) che raccontano storie, ed altre che invece vivono di episodi, è meglio sgombrare il campo anche da interpretazioni semplicistiche, Gli episodi vanno (andrebbero) dominati e guidati, posseduti, indirizzati. Quest’ultimo tipo di partite si perde lì, non facendolo.
Sampdoria, che cosa è successo contro la Juve Stabia? Certi episodi fanno pensare…
Sampdoria, la solita brutta storia o solo episodi?
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La seconda riflessione è che mentre il primo tempo ha raccontato una storia (Sampdoria non sfavillante ma padrona del campo, e meritatamente avanti, capitalizzando una supremazia netta, sebbene un po’ sterile), il secondo l’hanno deciso gli episodi. Due goal nei quattro minuti iniziali, da una squadra che non aveva fatto un tiro fino a quel momento e poi capace, nel quarto d’ora successivo (ma non oltre), di andare almeno altre tre volte vicino al goal.
Quindi la componente casuale ha avuto un’incidenza fondamentale. Pensiamo solo all’ipotesi in cui Adorante viene anticipato sul primo goal dalla scarpa di Riccio, o Silvestri – poco reattivo – che respinge la zuccata (tanto bella quanto fortunosa): tutto il resto sarebbe successo?
Poi, se vogliamo dirci che Riccio è anticipato due volte in quattro minuti dal suo uomo (e basta, fino a quel momento lo aveva annullato). Diciamolo. E che Depaoli salta male sul secondo cross e che Silvestri non è apparso pronto di riflessi, e che per un quarto d’ora la squadra non ha capito più niente, ok, tutto vero. Ma esattamente come dopo un incidente stradale, anche piccolo, si perde la lucidità (penso sia capitato a tutti), così è successo in campo. E anche in panchina, probabilmente: certe scelte sono parse cervellotiche.
Ma su Tutino non era rigore?
Dopodichè, se il rigore su Tutino (solare, incredibile non averlo concesso) fosse stato fischiato, o se una delle due/tre occasioni nitide avute fosse stata gestita meglio, probabilmente i giudizi, oggi, sarebbero diversi. Con tutto che, direbbero i soliti, “avremmo scritto e detto le stesse cose anche se il risultato fosse stato diverso”. Aspettiamo un attimo. E cerchiamo di capire perché vicino a Yepes (che regista lo è, e lo sa fare) non giochino mai Melle e Kasami, che di spessore ne hanno eccome.