Il racconto della lite con Riccardo Garrone che ha portato all’addio di Antonio Cassano dalla Sampdoria nel gennaio 2011
Antonio Cassano e il suo addio alla Sampdoria nel gennaio 2011. A otto mesi dalla qualificazione alla Champions, Fantantonio se ne andò dopo una lite con l’allora presidente Riccardo Garrone. Una lite che mise fine a una grande, grandissima storia.
Nel corso del podcast “Passa dal BSMT” di Gianmarco Gazzoli, Cassano ha raccontato quei giorni concitati. I giorni in cui ha commesso l’unico “errore che non rifarei più. Per me era come un padre. Dopo due minuti ero già pentito, ma il disastro ormai l’avevo fatto”.
Cassano ha ripercorso quanto accaduto. Dalla richiesta di andare a ritirare “La Rete d’Argento” fino al concerto di Gigi D’Alessio:
Ero il giocatore più importante. La settimana prima di Inter-Samp, Garrone mi disse: “La prossima settimana c’è da ritirare la Rete d’Argento”, un premio come miglior giocatore della stagione precedente. Gli dissi che non volevo andare. Con l’Inter feci una gran partita. E il martedì Garrone tornò a dirmi del premio. Ma ero deciso a non andare perché non avevo voglia e poi c’era il concerto al Carlo Felice del mio amico Gigi D’Alessio.
Sampdoria, Cassano: c’era una clausola da 20 milioni
Sampdoria, la spinta a Garrone a la clausola da 20 milioni: il retroscena di Antonio Cassano
LEGGI ANCHE Sampdoria, Luca Silvani: calcio europeo e giocatori liguri. Ecco il progetto dell’Academy
Garrone, però, continuava a insistere. E proprio l’insistenza portò Cassano su tutte le furie, fino alla spinta:
Antonio non ti parlo più da padre ma da presidente, devi andare”. Era su una sedia con le rotelle, non l’ho mai detto ma l’ho spinto, e ho iniziato a insultarlo. Lui è andato via tremando, ci è rimasto male. Ma dopo 20 minuti l’ho chiamato tre volte e mi aveva perdonato: “Tranquillo Antonio”
Se Riccardo, però, lo aveva perdonato, stando a quanto dice Cassano, un ruolo fondamentale lo giocarono i figli. I quali spinsero il padre a rescindere il contratto e ad andare in causa. Una causa che, per Cassano, presentava anche un cavillo con un clausola da 20 milioni di euro:
La sera – continua Cassano – ne parlò a cena con i figli. Loro detestavano il mio rapporto da figlio aggiunto con il padre e hanno preso la palla al balzo. Il giorno dopo mi fecero la rescissione del contratto e siamo andati in causa. L’ho persa, l’accordo era di dimezzare l’ingaggio e per me non era un problema. Ma poi c’era un cavillo: alla minima mancanza di rispetto verso chiunque, dal presidente al magazziniere, avrei dovuto pagare una clausola rescissoria di 20 milioni. Io ci ho pensato, sarei rimasto. Ma conoscendomi, che sono un cretino, ho pensato: “Vuoi che negli ann non mando a cagare qualcuno? Evitiamo che facciamo un bagno di sangue
Alla fine, però, tutto sistemato. Cassano ha chisto scusa riuscendo, solo in parte, a togliersi il peso:
Ma prima della sua morte, con Garrone ci siamo chiariti e ci siamo riabbracciati. Il peso, un pochettino, me lo sono tolto