La Sampdoria e l’interpretazione dei sogni, parte seconda. Quello che s’intende dire magari leggendo però il pezzo e solo il titolo…
Amici di ClubDoria46, eccoci finalmente a commentare una vittoria a Marassi, seconda consecutiva, terza nelle ultime quattro, quarta nelle ultime sei, prima al Ferraris nel 2024, eccetera, eccetera, e vai di numeri e di retorica.
Anzitutto vorrei ringraziare personalmente i tanti che hanno letto il mio pezzo della settimana scorsa, quello sui “sogni”. Ringrazio loro e tutti quelli – non pochi – che hanno commentato il titolo, senza leggere il contenuto, equivocando quindi il significato delle mie parole. Divertente, ma ovviamente sciocco.
Ma per tenere dietro al mio “sogno” – che non è, sia ben chiaro, di godermi già quest’anno chissà quale trionfalistico ritorno in massima serie, bensì e semplicemente di recuperare i nostri pezzi da novanta infortunati – ci è voluta la dimostrazione plastica in campo.
Già a leggere la distinta inizi a vedere che, dietro la squadra titolare, volendo puoi inserire gente come De Paoli, Borini, Esposito, senza contare Giordano, Askildsen e Ntanda, tanto per citare tre potenziali “prime scelte” alternative. Sai che se cambi non abbassi la qualità, anzi. E su questo devo dare ragione a Pirlo (non è la prima volta, spero non sia nemmeno l’ultima), criticato spesso per i cambi tardivi e inefficaci. Già: ma in panchina si siede lui, e lui solo sa cosa ha intorno…
Poi ci si mette la partita, in un’atmosfera quasi sospesa: oltre 23.000 presenti, calore, voci, presenza, e il ricordo commosso di Pietro Sabatini, il mio secondo terzino sinistro (il primo fu “Martello” Delfino). Tutti ad aspettarsi chissà cosa. Sì, invece: si sa benissimo cosa. La prima vittoria a Marassi dopo tre mesi!
Invece partono gli ospiti, ti rodono le caviglie, ti inseguono ovunque, Darboe gliela regala e tra culo e goffaggine quelli vanno avanti.
In realtà, ho pensato – come tanti – ad un Sampdoria – Ascoli di serie B, tanti anni prima, con i blucerchiati secondi e i marchigiani primi ma già lontani e imbattuti. Marassi certo di dare loro il primo dispiacere stagionale, a spingere, io nella Sud e davanti a me una coppietta che si baciava – lui brufoloso, lei capello nero lungo – ogni volta che gli sguardi si incrociavano. Ascoli subito avanti, il pareggio immediato di Nello Saltutti, il vantaggio di Chiorri (neanche diciannovenne), con un sinistro tra palo e portiere, il marziano ad una delle migliori recite della sua carriera che fa passare – non si sa come – la palla tra difnesore e linea di fondo proprio sotto la Sud. Il rigore per un fallo di Ferroni che oggi qualsiasi VAR cancellerebbe (oppure no, dipende da chi sei…).
Sampdoria, i sogni fanno vivere meglio
Sampdoria, l’interpretazione dei sogni, parte seconda: quello che intendo dire…
LEGGI ANCHE Cessione Sampdoria, accordo Manfredi-Ferrero anche sul Baciccia. I dettagli
Insomma, 2-2 all’intervallo, pur avendoli messi sotto. A metà ripresa, Tuttino, di destro, da lontanissimo: parte il pallone, parte Marconcini in tuffo allungando la manona, cade Marconcini, si abbassa la manona, la palla invece no, e gonfia le rete: 3-2, difeso strenuamente fino alla fine, e la sensazione di tornarci subito, in A. Purtroppo no: troppe sconfitte lontano da Marassi, dove invece si vinceva quasi sempre.
Qui invece non guardi le terga dei bianconeri già cari al presidente Rozzi, ma nemmeno si può dire che a Marassi si facciano faville, e sono generoso. Tanto più che produci ben poco, e alla fine il gol lo sfiorano più loro che i nostri.
Ma adesso il sogno sta tornando ad essere realtà: hai una panchina a cui attingere. All’ora di gioco entra Esposito (in A se ne vedono di molto peggiori e più osannati), e lì la musica cambia. Pericoli, rigori evidenti non assegnati, tiri verso la porta. Poi arriva il turno di De Paoli, e intanto Kasami pareggia. Poi, incredibile, ritorna in campo anche Borini, che da solo incute timore, e la vinci. Con De Luca. Di coscia. Sinistra. Sotto la Sud. Lui che a Marassi non aveva mai segnato.
Ma, ditemi, facevo (e faccio) male a sognare una panchina lunga e con meno infortunati?