Sampdoria, Luca Pellegrini racconta in un libro, “Sampdoria 1991 – L’anno dello scudetto e le cose mai dette” la sua avventura in maglia blucerchiata. Tanti aneddoti che sono rimasti impressi a fuoco nella memoria di tutti i tifosi della Sampdoria ma più in generale di tutti gli amanti del calcio.
Correva l’anno 1991 il mondo veniva scosso dalla Guerra nel Golfo, in Italia la Uno Bianca riempiva le cronache di tg e giornali, Cocciante vince il Festival di Sanremo con “Se stiamo insieme” e a Maggio al ‘Ferraris’ di Genova al termine della gara contro il Lecce la Sampdoria vince il suo primo, e fino ad ora unico scudetto. Un evento storico che è rimasta nel cuore e nelle menti del popolo blucerchiato…
La fascia da capitano di quel gruppo di amici guidato da Boskov era Luca Pellegrini, il quale ha deciso di raccontare quel periodo in un libro dal titolo “Sampdoria 1991 l’anno dello scudetto e le cose mai dette“. Un libro verità.
Il racconto di un’annata straordinaria per la Sampdoria
Sampdoria, Luca Pellegrini racconta lo scudetto in un libro
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Luca Pellegrini, intervistato per Primocanale ha raccontato alcuni passi del suo libro:
Quell’annata è stata fantastica per tutti. Il mio libro è un completamento del vissuto personale di quella stagione che è finita con l’addio ai colori blucerchiato. Tutto nasce dal fatto che negli ultimi anni ne ho sentite di tutti i colori. Anche sui motivi per cui sono stato lasciato a casa, o meglio sono andato via. Non l’avrei voluto scrivere. Tutto nasce perché Luca Talotta mi ha mandato un messaggio dicendo che stava realizzando una collana sulle squadre che avevano vinto lo scudetto: Cagliari, Torino, Verona e ovviamente Sampdoria, e stavano narrando le storie supportati dalle parole dei capitani. Ecco, ho voluto solo spiegare alcune cose, tra cui il mio addio alla Sampdoria
I deus ex machina di quella squadra erano Mister Boskov ed il presidente Mantovani:
Aveva il dono della sintesi. Quella Sampdoria stava crescendo e qualcuno non ancora maturo le parole che disse a Viareggio durante il ritiro, non le capii subito. L’incontro durò veramente dai 30 ai 40 secondi. Subito non scattò la scintilla. Nei primi due mesi lui cercò di dare delle direttive e uno stile di vita fuori dal campo, cose che davano fastidio al gruppo. Ricordo una frase: prima la Sampdoria, poi la famiglia. Inconsciamente nei primi due mesi non abbiamo mai buttato il cuore oltre l’ostacolo. L’allenamento del lunedì, ad esempio, era fonte di disturbo. Poi lui ha iniziato a venirci incontro, noi iniziammo a capirlo e tra persone intelligenti trovammo la giusta alchimia.
Fino all’addio alla maglia della Sampdoria:
Avevo un contratto firmato perché a differenza dei precedenti triennali in quella stagione ero in scadenza. Invece di rinnovare al termine del terzo anno, verso aprile come sempre, mi hanno convocato ad inizio stagione. Ho firmato il contratto il primo giorno del ritiro. Non era indicata la durata. Ma ricordo che Borea disse: pensa se scrivessi “per dieci anni a un milione di vecchie lire”. Il problema è che questo contratto a fine stagione, con tutto quello che successe, incomprensioni dentro al gruppo e poi quello che mi disse Francesca Mantovani che aveva dato fastidio a suo padre, mi è stato detto che non era stato depositato in lega