Luca Vialli ne “Le cose importanti” aveva raccontato del concetto di squadra, fondamentale per i successi della Sampdoria, ma anche del peso degli errori…
Luca Vialli ha messo sempre al centro il gruppo. Dalla Sampdoria, alla Juventus, alla Nazionale, l’importante era creare un clima di amicizia che potesse, così, andare oltre anche alle capacità tecniche. Una squadra di calcio quasi come una compagnia teatrale, come riportato ne “Le cose importanti”, il libro che uscirà il 9 gennaio.
Qui emergono le parole di Luca, scritte da Marco Ponti e Pier Domenico Baccalario durante le riprese de “La Bella stagione”. I calciatori e gli attori, le squadre e le compagnie teatrali:
Una squadra di calcio non è come una compagnia teatrale, e lo dico pur non conoscendo molto il teatro, anche se mia moglie ci vuole sempre andare, e anche se a Londra ci si va molto più spesso che in Italia. Diciamo allora che non è come il cast di un film: in un film ci sono i protagonisti e le comparse, e ognuno va in scena dopo aver studiato la propria parte e cerca di recitarla nel miglior modo possibile.
Sampdoria, Luca Vialli: bisogna pensare agli altri
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Anche nel calcio bisogna pensare agli altri. Altrimenti si rischia di fare la fine del PSG, che ha grandi calciatori che, però, non si muovono come una vera squadra. E questo non porta risultati:
Devi pensare a tutti gli altri. Per questo oggi ci sono club con dei giocatori pazzeschi, pensa al Paris Saint-Germain, che però non si muovono come una squadra. È perché, fuori dal campo, non stanno insieme, magari non hanno giocato abbastanza a carte… Noi giocavamo a carte, anche con i dirigenti. Adesso non si sono conosciuti come persone. A volte i giocatori passano più tempo con gli avatar di Fifa dei loro compagni di squadra che con i compagni in carne e ossa.
Poi c’è il campo. Dove si corre, ci si sacrifica per i compagni e ci si muove insieme. Se si perde si è distrutti, se si sbaglia un goal in finale il ricordo sarà per tutta la vita. E Vialli, che ha ammesso nel libro di aver sognato Wembley per molti anni, ne sa qualcosa purtroppo:
E poi, quando siamo in campo, a noi le cose succedono davvero, le sentiamo: se giochiamo male soffriamo, capiamo che le cose stanno precipitando, esattamente come i tifosi. Quando partiamo tutti insieme ad attaccare, ce l’abbiamo dentro. E quando c’è un giocatore, da solo, che si sbraccia e si lamenta, o è Roberto, e allora non devi farci troppo caso, o vuol dire che davvero non ne può più. Sono tutte emozioni reali, che non mettiamo in scena tanto per fare. Quando perdi, e magari perdi male, sei distrutto. Se sbagli il rigore decisivo o un gol in finale te lo porti dentro per tutta la vita. Non sono cose che ti dimentichi. Non sono cose che puoi tagliare. La tua scena e la tua vita sportiva sono la stessa cosa.