La Sampdoria di Matteo Manfredi dopo aver vissuto settimane in piena confusione ora sembra essersi smarrita. E i risultati preoccupano tutti i tifosi…
Matteo Manfredi, il sogno e il grande incubo… poteva essere questo l’aggancio perfetto del ritornello del brano del 1995 degli 883.
Eh sì, perché venerdì 17 non smentendo cabale e superstizioni, è stato, almeno per me, il giorno dell’amara consapevolezza.
Dopo aver assistito all’ennesimo scempio sportivo in campo, con una squadra partita con l’ambizione della promozione che si ritrova negli abissi della cadetteria e si permette il lusso di correre e giocare dieci minuti su novanta, ecco il colpo di grazia.
Ho sperato con tutta la volontà possibile di essermi sbagliata anche questa volta e di aver captato sensazioni errate dieci giorni fa, fiduciosa che le parole di Matteo Manfredi nel dopo gara mi potessero restituire un po’ di serenità e un velo leggero di ottimismo.
E invece no… è arrivato dritto per dritto, come un destro in pieno viso, il definitivo ko.
Ho capito, e lo comprendo anche, che i giudizi negativi non sono graditi, ma non si possono sempre chiudere gli occhi per non vedere ciò che non vorremmo. La situazione è abbastanza riconoscibile e abbandonerei definitivamente la parola “confusione” sostituendola con “smarrimento”.
Dopo una delle partite più “drammatiche” di sempre mi sarei aspettata reazioni ben differenti. Poteva essere rabbia, rammarico, poteva trasparire un’esigenza di riscatto imponente e invece solo un desolante e preoccupante SMARRIMENTO.
Una strana e pericolosa sensazione di inerzia gettata in faccia agli interlocutori con una flemma assordante.
Manfredi è questo, ormai lo abbiamo conosciuto e riconosciuto, capace uomo di finanza abile in mosse commerciali, numeri e calcoli ma molto poco di questo mestiere.
Nel calcio ci vuole empatia e tanto carisma, nel calcio ci vogliono persone in grado di trasmettere motivazioni ed entusiasmo e, con tutto il rispetto, in questo il presidente è piuttosto goffo…
Sampdoria, confusione? C’è stata e tanta…
Sampdoria, Matteo Manfredi e quel senso di smarrimento che ha sostituito la grande confusione. Ma chi paga per tutto questo?
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Dicevamo… il grande incubo.
Perché siamo a un passo dal baratro e le porte che conducono alla luce si chiudono una a una dimezzando, di volta in volta, le possibilità di vederne la fine.
Un tunnel lungo, buio e impervio che affrontato senza la minima reazione porta dritto all’inferno.
Cosa si può fare? Cambi drastici, azioni decise che potrebbero anche non servire ma che senza dubbio vale la pena provare.
Se i soldi ci sono, come garantisce Manfredi, è arrivato, anche in ritardo, il momento di dare nuova linfa a una squadra svogliata e apatica che veleggia indisturbata verso il precipizio della cascata. Questa squadra non va migliorata. Va cambiata, per quanto possibile in un mercato difficile come quello di gennaio. Perché ormai è chiaro… questo ambiente è “tossico”. Servono uomini, prima che giocatori, in grado di dare una sterzata decisiva per il cambio di rotta verso la salvezza.
E poi, al più presto, via tutti. Tutti quelli che hanno trasformato l’isola felice di Bogliasco nel set di un film dell’orrore che siano dirigenti o calciatori.
È arrivata l’ora che chi ha sbagliato paghi perché la Sampdoria è la Sampdoria e nessuno ha il diritto di trattarla così. Né chi i soldi li mette (?) né, tantomeno, chi con la Samp ci mangia…