La Sampdoria di oggi quella di Accardi e Sottil per Matteo Monforte ricorda un campione del passato: Tonino Cerezo. Leggere per credere
Credavate mi fossi dimenticato di Matteo Monforte e dei suoi Peccati di gol. Assolutamente no. Impossibile. A dire il vero però, sto leggendo la rubrica praticamente con voi. Con un giorno di ritardo. Ma ne vale sempre la pena. Ve lo posso garantire.
Matteo dedica il suo pezzo a un nostro vecchio campione. Ma non l’unico almeno per me. Scrive di Tonino Cerezo. E chi si può dimenticare le sue movenze, i suoi buffi baffi, la sua parlata e quelle giocate da scudetto. Il primo. Quello che abbiamo vinto. Visto e vissuto.
Tonino Cerezo era un giocatore strepitoso, un nazionale brasiliano, forse l’unico vero top player (anche se a quel tempo non si chiamavano così) che arrivò a Genova in quegli anni e fece alzare significativamente l’hipe della Sampdoria.
Un giocatore speciale. Senza dubbio.
Un meraviglioso ed empatico antieroe dinoccolato, con le gambe leggermente a X, goffo nei movimenti e con questa bizzarra caratteristica – maledetto lui – di sembrare sempre, costantemente, col pallone tra i piedi, sul punto di cadere, inciamparsi, franare al suolo in corsa, non arrivare mai a stoppare il passaggio decisivo o ad agganciare un assist in area. E invece no
Sampdoria, Tonino Cerezo ci rappresenta benissimo…
Sampdoria, Matteo Monforte: ricordate Tonino Cerezo? Siamo così, come lui…
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Per l’amico Matteo Monforte questa Sampdoria, quella di Andrea Sottil e Pietro Accardi, è perfettamente rappresenzata dal numero 8 di Belo Horizonte che ha lasciato il suo cuore qui, con noi, a Genova.
Questa Sampdoria, quella vista nelle ultime partite, mi ricorda tanto Cerezo: dà sempre l’impressione che, da un momento all’altro, possa caracollare, disfarsi, sgretolarsi. Che le possano fare quattro o cinque gol come nulla fosse (con un contropiede o sfruttando un erroraccio difensivo o approfittando del suo nullo possesso palla) e schiacciare nella propria area con pressing incalzanti… ma poi no. Poi, in realtà, si dimostra essere una squadra che gestisce, attacca, controlla, fa goal, vince.
Soddisfatto? Per niente. Matteo, come il sottoscritto, è uno a cui piace vedere giocare a calcio. Poi è vero. Ci sono mmomenti in cui il risultato finale pesa di più. E con Cesena e Mantova è pesato tantissimo a nostro favore. Ma tanto, tanto…
Per l’amor di dio, sia ben chiaro, probabilmente la cosa non è studiata a tavolino e nemmeno voluta dai giocatori stessi, anzi, quasi sicuramente è solo frutto di una bella botta di culo che ci sta magicamente accompagnando da qualche settimana, ma sta di fatto che il risultato è questo. E nel calcio, mi insegnate, ciò che conta è solo il risultato finale, giusto?