Né Paolo Fox né tantomeno Branko riuscirebbero a prevedere che 2020 sarà quello della Sampdoria. Perché il futuro immediato dei blucerchiati passerà inevitabilmente dal mercato di gennaio, mercato che, è noto, difficilmente regala gioie e con la corsa all’Europa che impazza, i pochi giocatori appetibili sul mercato saranno preda di club con più appeal.
Quello che però sappiamo, è che l’anno si aprirà come si è chiuso il 2019, con una sfida di fatto inutile. Tra la Juve del tridente delle meraviglie e il Milan del prodigo Ibrahimovic, di fatto la differenza sta sui nomi e i colori della maglia. Ma la sostanza non cambia: non sono queste le partite da vincere, anche se non è mai bello sentirselo dire. Il 2020 comincerà il 12 gennaio contro il Brescia, a chiusura del girone di andata con una sfida salvezza cruciale.
Prima però, come detto, il mercato. Un mercato che, già adesso, scatena non pochi incubi. Pochi nomi, confusi, e arcinoti. Il ritorno di Silvestre e Tonelli, o di Petagna e Defrel e ancora il sempreverde Eder. Ranieri ha chiesto giocatori rodati e di esperienza, ma da lì alla fiera dei cavalli di ritorno ce ne passa. Passi Petagna, giocatore completamente differente da quello che si è fatto conoscere a Genova, che con 16 goal l’anno scorso ha salvato la Spal. Gli altri però, nel rispetto del buono che c’è stato in passato, meglio restino dove sono: che sia panchina, tribuna o Repubblica Popolare Cinese. I 20 milioni di Schick, se dovessero arrivare, sarebbero manna dal cielo che consentirebbero interventi mirati: 5 milioni per Juan Jesus non sarebbero più eccessivi. E a quel punto resterebbero 15 milioni per un attaccante e un centrocampista, senza contare il rientro di Bonazzoli, fermatosi nel momento di forma per lui migliore, e la possibile cessione di Caprari.
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Le variabili sono tante, troppe. Difficile prevedere cosa accadrà con certezza. Quello però che i tifosi si augurano è che queste 2 parole siano la chiave dell’anno nuovo: silenzio e rifondazione.
Silenzio perché dopo la pantomima della cessione-non-cessione si è avuta la prova tangibile di come sia impossibile, almeno a Genova, tenere separare le questioni societarie con quanto accade sul campo. Chiedete a Di Francesco e alla squadra che gli era stata consegnata, nel nome del massimizzare i ricavi della cessione. Chiedere sempre a Di Francesco quanto sia stato lasciato solo dalla società, impegnata nel tira e molla con Dinan, salvo poi tornare per dargli l’inevitabile benservito.
Rifondazione, perché dopo 5 anni di fortuna, la ruota delle plusvalenze si è inceppata e forse è giusto così. Che una società come la Sampdoria debba basare il suo mercato sulle cessioni eccellenti è una realtà inevitabile, che però questa sia l’unica chiave per la gestione della squadra e su cui tarare eventuali obiettivi di crescita è un vero gioco d’azzardo. Che, come abbiamo ancora visto, non paga sempre. Claudio Ranieri, se vorrà, potrà essere l’uomo giusto per quello che deve essere un anno zero, un remoto, si chiami come meglio si ritiene. Ma prima di arrivare a quel momento, mancano ancora 20 partite.