Nicola Legrottaglie, dopo l’anno da dirigente alla Sampdoria, si vede ancora manager in futuro: così sceglieva i giocatori a Genova
L’avventura di Nicola Legrottaglie come dirigente della Sampdoria è durata poco, appena un anno. E’ rimasto solo la scorsa stagione in qualità di head of performance, scelto come uomo di fiducia di Andrea Radrizzani e andato via in estate alla scadenza del contratto.
Ha cercato di portare in blucerchiato i suoi valori. Quelli che, in carriera, gli hanno permesso di vestire le maglie importanti, tra le altre, di Juventus e Milan. Valori che ha ricercato anche nei giocatori che ha voluto a Genova:
Nella mia esperienza alla Sampdoria, ho sempre cercato di guardare al cuore dei giocatori. Non al look. Quello in giacca e cravatta magari si presenta meglio, ma se poi è uno spacca spogliatoi… L’apparenza inganna. Ed essere bellocci spesso è penalizzante nel calcio.
Sampdoria, Legrottaglie: la mia strada è quella del manager
Sampdoria, Nicola Legrottaglie: così sceglievo i giocatori a Genova. Nel futuro mi vedo manager
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Legrottaglie, dopo una vita nel calcio, tra campo e panchina, si vede ancora in dirigenza. La passione per la gestione delle risorse umane, con la volontà di rivivere un’esperienza come quella alla Sampdoria. Il manager a cui si ispira? Leonardo e non esclude di tornare dove è stato protagonista in campo:
Dopo aver giocato e allenato, sento che la mia strada sia quella del manager. Mi piace il campo, ma anche gestire le risorse umane. Alla Sampdoria ho vissuto una esperienza formativa come dirigente. Il mio modello è Leonardo, mi ispiro a lui. Mi piacerebbe tornare nei club dove sono stato protagonista in campo. Intanto mi godo mia moglie e mio figlio di 10 anni, che gioca a calcio nell’Alcione e anche a tennis a livello professionistico
L’ex difensore e dirigente della Sampdoria, ai 28 anni ha iniziato ad avere un rapporto molto profondo con la fede e con Dio. Un rapporto che ha portato anche qualcuno a dargli del prete in campo:
Con le ragazze non mi sono fatto mancare nulla. E senza faticare. Quando sei calciatore, è tutto semplice. Vivi in un limbo e si perde anche il gusto della conquista. Sono stato troppo egoista nei rapporti con alcune ragazze e mi sono pentito, ma per fortuna a 28 anni ho capito che non era quello il senso della vita. Mi ha aiutato la Bibbia a svoltare. Qualche attaccante in area mi dava del prete pensando di infastidirmi. E quando ho iniziato ad allenareme lo sono sentitourlare piùvolte dalle panchine avversarie. “Stai zitto, prete!”