Sampdoria, Pagliuca ricorda la sua seconda famiglia blucerchiata e lancia un messaggio a Mancini: per la Nazionale lui ci sarebbe…
Gianluca Pagliuca e la Sampdoria, un rapporto di affetto incominciato quasi 40 anni fa e che dura ancora oggi. Il portiere del periodo d’oro blucerchiato continua ad avere bei ricordi di quel periodo e del rapporto coi compagni, con Vujadin Boskov, con Paolo Mantovani. Nell’intervista rilasciata ad Avvenire, infatti, ha parlato del gruppo che si era creato come della sua seconda famiglia:
La Samp divenne la mia seconda famiglia. Loro credevano nelle mie qualità, io sapevo che con la loro fiducia potevo impormi ad alti livelli. Me lo diceva il fisico (1,90), la voglia di migliorarmi costantemente. Andavo agli allenamenti con la gioia di un bambino, in campo sentivo l’adrenalina a mille. Ero così protetto e sicuro in quell’ambiente doriano che d’estate non vedevo l’ora che iniziasse il ritiro precampionato per ritrovarmi con i miei compagni
E in quel gruppo magico c’erano soprattutto loro, Gianluca Vialli e Roberto Mancini:
Roberto e Luca, due ragazzi fantastici, come del resto tutto quel gruppo in cui c’era un mix perfetto di giovani e veterani. Mancini andò via dal Bologna proprio l’anno che arrivai io in rossoblù, l’82. Con il Mancio ci univa l’amicizia in comune con il custode di Casteldebole, il mago Baiocchi. Vialli erano già tre anni che stava alla Samp quando mi presero. Faccio fatica a pensare che Luca non sia più qui, che non posso più sentire la sua voce al telefono o incontrarlo ai nostri raduni di ex doriani… Per tutti noi di quella Samp dello scudetto con la perdita di Luca è come se avessimo perso un fratello
Sampdoria, Pagliuca: “Io in Nazionale con Mancini? Per gli amici sempre disponibile. Ma lo staff attuale è ottimo”
Sampdoria, Pagliuca strizza l’occhio a Mancini: Nazionale? Sempre disponibile…
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Il ricordo di Vialli è ancora forte e doloroso per Pagliuca, un’esperienza che lascia il segno. Mentre l’avventura di Mancini con la Nazionale continua, con il ct circondato da uno staff con tanti ex blucerchiati. L’ex portiere della Sampdoria, ancora ad Avvenire, parla di un’eventuale possibilità di lavorare anche lui nell’Italia del Mancio:
Ma ci sono già due ex Samp anche in quel ruolo: Giulio Nuciari, che era il mio vice alla Samp e Massimo Battara che è il figlio del mio maestro, Pietro. Certo io a lavorare con gli amici sono sempre disponibile, però lo staff attuale mi pare ottimo e la nostra scuola di portieri continua ad essere di primo livello
Poi Pagliuca racconta anche delle figure straordinarie di Mantovani e Boskov:
Il presidente Mantovani è stato il più grande signore incontrato nel calcio. Gli bastò vedermi una volta che chiese immediatamente al suo ds Paolo Borea di acquistarmi. Con Borea firmai il contratto sulla spiaggia di Milano Marittima e mi ricordo che mi squadrò da capo a piedi e mi disse: «Pagliuca mi raccomando, veda di dimagrire prima del campionato» – sorride – . Boskov è una leggenda, con tutti gli aneddoti che conservo nella memoria potrei scrivere un secondo libro. La formazione la facevano Vialli e Mancini? Ma quando mai, decideva sempre tutto lui. Il mister al massimo ascoltava i pareri di ognuno di noi, era particolarmente attento al pensiero dei più anziani, come Cerezo, Dossena… e spesso si accaniva con le critiche rivolte sempre a noi giovani, tipo il sottoscritto, il mio grande amico Lanna o Lombardo… Ma quella era una strategia di Boskov per lanciare dei messaggi precisi a Mancini e Vialli e a tutta la squadra perché fosse sempre più unita e responsabilizzata.
La Sampdoria era diventata una famiglia a tal punto che l’attaccamento alla maglia, per Pagliuca, era grandissimo. Tanto che all’Inter non voleva andarci:
Era tutto più bello, ma forse perché tutti noi eravamo giovani … – sorride – . Di sicuro era un calcio più umano, a cominciare dal rapporto con i tifosi e la città in cui giocavi. C’era un attaccamento vero alla maglia. Io quando sono passato all’Inter non volevo andarci, sono stato costretto…