In Casa Sampdoria arriva l’invito di Yoshida a parlare di più, a comunicare. Ma la multinazionalità non aiuta, e questo Ranieri lo sa.
Un malinteso su una marcatura, una chiusura provvidenziale anche se goffa e poi l’urlo “Speak! Parlate!” rivolto ai compagni. Maya Yoshida, dall’alto della sua grandissima esperienza (31 anni, più di 150 presenze in Premier e recordman con la nazionale giapponese con 100 apparizioni), ha ripreso i suoi compagni di reparto su una cosa che, ai difensori, insegnano già nelle scuole calcio: parlarsi.
Fondamentale per giocare all’unisono, per dividersi le zone e le marcature, la comunicazione verbale è un fondamento del calcio e, sembra che nella Sampdoria post-lockdown sia venuta un po’ a mancare. Già Audero, alcuni minuti prima di Yoshida, aveva richiamato i suoi difensori a comunicare di più. E anche l’interazione tra portiere e reparto arretrato è fondamentale.
Questo lo sa bene pure Ranieri, che già a San Siro, nel post-partita, aveva denunciato una mancanza di comunicazione che ha permesso la riuscita di alcuni schemi avversari. in più, nei giorni tra la partita di Milano e quella di Roma, durante le sessioni di allenamento più volte si è sentito rimproverare alla squadra mutismo fuori dal normale.
Sampdoria, “Parlate!” urla Yoshida: la difesa è muta
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Quasi fosse una mancanza di carattere e di personalità in un reparto che, tutto sommato, vanta giocatori esperti e grintosi. Già abbiamo detto di Yoshida, ma anche Tonelli è un veterano e di certo non è un angioletto quando si tratta di combattere in campo. Anche Bereszynski, Colley, Murru non sono degli esordienti.
Un problema potrebbe essere la lingua, collegato al fatto che in due partite si sono viste due versioni diverse della retroguardia. Yoshida giapponese, Colley gambiano, Bereszynski polacco, Tonelli italiano come Murru e Augello: le differenze ci sono. Ma non sembrano incolmabili, perché Bereszynski ormai è molto tempo che gioca alla Sampdoria e Yoshida ha dimostrato di saper apprendere in fretta le lingue. Anche Colley è più di un anno ormai che gioca a Genova.
Se il problema è la lingua si può porre rimedio facilmente con un po’ di studio. Se invece il problema è l’affiatamento della difesa o un calo di personalità, deve intervenire Ranieri. Il lavoro potrebbe richiedere tempo e molta attenzione all’aspetto psicologico, ma sicuramente, se la difesa non parla, i rischi sono davvero grossi.