Abdelhamid Sabiri, l’eroe del derby in Casa Sampdoria, batte le punizioni come Juninho Pernambucano, ma non ha mai mangiato la pasta al pesto…
Quel goal al Genoa è passato. Un goal bello, importante, decisivo che un giorno racconterà anche ai suoi figli. Ma Abdelhamid Sabiri è abituato a guardare avanti. Presente e soprattutto futuro. E quindi basta parlare di quella partita. Lui preferisce concentrarsi sulla stagione che sta per cominciare.
Sono abituato a concentrarmi sul futuro, sulle prossime tappe della mia carriera…
Rispetto a un anno fa, alla sua prima in Seria A con la maglia della Sampdoria e con Marco Giampaolo allenatore, cambia ruolo:
Nella scorsa stagione ero esterno, adesso mezzala. Ho molto da imparare per diventare padrone del nuovo ruolo. Il mister mi aiuta molto, mi spiega, mi fa vedere. Mi insegna quando devo difendere o quando devo attaccare. (…) Fino ad adesso non si è mai arrabbiato con me…
Il calcio di Giampaolo è perfetto per le caratteristiche di Sabiri che al Secolo XIX non nega che così è più facile inserirsi nella sua Sampdoria. Ma quale è l’obiettivo per la prossima stagione?
La mia ambizione, dimostrare di potere essere un calciatore chiave per la Sampdoria
Sampdoria, il sogno di Sabiri si chiama Champions League
Sampdoria, Sabiri come Juninho Pernambucano, ma la pasta al pesto…
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Capitolo punizioni. La sua arma segreta:
Le punizioni sono il mio respiro. Ho cominciato a calciarle quando avevo circa 14 anni, nel club tedesco per il quale giocavo, e non sono più riuscito a smettere. Il mio modello è sempre Juninho Pernambucano. Adesso penso di essermi costruito un mio stile…
Cosa da fare? Mangiare la pasta al pesto. Cose da raggiungere? Un Mondiale con la propria Nazionale ma soprattutto (almeno) un quarto di finale di Champions League perché vorrebbe dire “essere diventato un top-player…”.