Se la Sampdoria di oggi non riesce ad avere un peso politico all’interno del palazzo la conseguenza sembra essere cne anche il Var ti dà addosso…
Una volta un arbitro mi disse: se ho già fischiato due rigori a favore di una squadra e gli altri si sentono tartassati, ma poi ne vedo un altro, io lo fischio. In altre parole: non è che faccio prevalere criteri di equilibrio sulla normativa. Se supero tre semafori rossi, sono e restano tre semafori rossi, quindi tre multe.
Tutto questo per dire, amici sampdoriani o di altre fedi calcistiche, che se in un campionato hai già subìto qualsiasi tipo di torto questo non è garanzia di compensazione. Né statisticamente – bella la favoletta dei “torti e ragioni che si compensano”, è una versione calcistica delle attese messianiche dei credenti (quale io sono, tengo sempre a precisarlo), e come tale si avvererà solo in una vita futura – né giuridicamente, perché “compensare” vorrebbe dire avere a proprio vantaggio un favoritismo, che simmetricamente è torto per qualcun altro. Ingiustizia sempre, solo di segno rovesciato.
Quindi tre partite segnate pesantemente dalle ex giacchette nere non devono e non possono far pensare ad un “ma adesso qualcuno si accorgerà che…”, perché non funziona così.
Ricapitoliamo. Dionisi, alla prima, si è dimostrato pilatesco, condizionando in maniera determinante l’esito della partita. Massa…. Beh, Massa è Massa, sgaranzia (intendo proprio il contrario di “garanzia”) di equità arbitrale quando di mezzo c’è il Doria. Non ci si può e nemmeno deve fare più caso. La domanda, semmai, è perché continuino a mandarlo, ma su questo punto rimando alla parte finale di questa riflessione. Infine, ieri sera, Aureliano. L’episodio del rigore lo abbiamo visto e rivisto tutti, ognuno avrà tratto le proprie conclusioni.
Esiste un complotto ai danni della Sampdoria? Secondo me, per certi versi, sì. Anzi, ne esistono due.
Il primo è quello più marchiano, più sguaiato, ma se andiamo a vedere persino meno pericoloso e più smascherabile. La Sampdoria ha pochissimo peso politico, e – anzi – in questo momento è addirittura un fastidio, un imbarazzo. Le “palle contese” finiscono dall’altra parte del campo, e in generale le partite puzzano di pilotaggio. Meccanismo semplice. Completato dal non mettere a riposo – come invece spesso accade – gli arbitri “imprecisi”, o dal designare fischietti sgraditi.
Il fastidio, per il doriano medio, è acuito dal fatto che a scherzarti non ti trovi soltanto le tre bagascie strisciate – e ci sta storicamente – o le romane, e il Napoli, ma anche squadre del tuo livello (Fiorentina, Torino, Bologna) o inferiori, come la pur brillante Atalanta di questi anni o il Sassuolo, su cui preferisco non esprimermi.
Sampdoria, con Atalanta e Lazio il Var ha sbagliato clamorosamente
Sampdoria, se non hai peso politico anche il Var ti dà addosso…
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Una volta esisteva – palese od occulta – la “ricusazione”, istituto con il quale in maniera più o meno esplicita una squadra chiedeva di non essere arbitrata da un determinato fischietto. La domanda è: ma perché la società – anche quella attuale, forte o debole che sia – non si fa sentire in modo energico, e dica chiaro e tondo che – ad esempio – i Sampdoriani Massa non lo vogliono più tra le palle? Io credo che sarebbe un segnale importante. Vorrebbe dire: siamo feriti ma vivi, e abbiamo voglia di combattere.
Ma c’è un altro complotto strisciante, per certi versi più pericoloso, ed è quello dell’opinione pubblica, la tua e quella neutra. Quella che continua a recitare come un mantra che il nascondersi dietro ai torti arbitrali è un alibi per giustificare prestazioni insufficienti, allenatore modesto, giocatori impalpabili, tattiche autolesioniste, impegno risibile, e via blaterando. Non tenendo in conto che il carnefice di turno si frega le mani, visto che l’eventuale perdurare dei suoi misfatti passerebbe sempre in secondo piano ogni qualvolta il maestro del coro intonasse la litania dei “presunti torti che sono alibi”. E senza voler aprire il libro dei perché siamo in questa situazione e del chi ne sia responsabile.
Purtroppo tanti di questi notisti sono delle e dalle nostre parti. La qual cosa fa specie, visto che – ad esempio – Filippo Grassia, presidente emerito dell’USSI (di cui mi onoro di far parte) e commentatore di grande spessore ed equilibrio non ha mai mancato di far salire la sua voce circa i torti subiti dai blucerchiati. E non è il solo.
Stringiamci a coorte, amici blucerchiati. Sarà dura. E occhio al fuoco amico.