Milano-Verona-Milano. Sono partito alle 18 da casa con la formazione già scritta, le pagelle impostate, anche i Top & Flop pronti. Basta inserire i nomi. Alle 19.45 ero dentro al Marcantonio Bentegodi con brividi e paure. E chi è che non le aveva prima di scendere in campo. Sono salito in postazione. Boccata d’ossigeno, sguardo al settore ospiti e poi sono sceso. Piano terra. Li ho incontrato Marco Lanna. Fumava un sigaro, anche lui per stemperare la tensione. Abbiamo parlato dieci, quindici minuti. Abbiamo condiviso tante cose. Poi ci siamo salutati con la stessa speranza: quella di portare a casa almeno un punto, magari tre. Abbiamo fermato l’emorragia. Va bene così.
Tutti felici e contenti? No. Non sarebbe stato giusto esserlo. E in campo si è visto. Noi l’abbiamo visto. In campo è successo qualcosa che sarebbe meglio non accadesse mai davanti alle telecamere. Meglio dentro uno spogliatoio. E invece no. Troppa alta la tensione. Ma a me questa volta vedere quel litigio, tutta quella eccitazione è piaciuto. Mi ha dato la sensazione di una squadra viva, di giocatori che provano emozioni, sentimenti. Che hanno capito il valore della maglia che indossano.
La scena di Quagliarella che se la prende con Yoshida per l’errore commesso è calcio (errore commesso principalmente da Murru, sia chiaro!). È quello che abbiamo provato noi guardando quel goal preso. Maya non ci sta, reagisce. Fabio anche. Anche questo è calcio, è vita da spogliatoio trasferita nello show chiamata partita. Poi le strade dei due si separano. Quagliarella va con il resto dei compagni sotto il settore ospiti, Yoshida negli spogliatoi decisamente contrariato, diciamo pure incazzato. Ma non è finita. No perché Quaglia va con passo deciso nello spogliatoio, come se dovesse dire ancora qualcosa a Yoshida. Passo deciso con Bere che di corsa lo insegue per cercare di calmarlo. Immagine belle. Immagini che mi hanno mostrato un nuovo capitano. Uno con i coglioni. E scusate la parola. Ma ci siamo capiti…
Forse ne avessimo vista prima di queste scene in campo oggi non saremmo in questa posizione di classifica. Tutta questione di carattere o no?
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Il carattere fa sempre la differenza. Avere le palle nella vita come in campo anche. Ci vuole determinazione, coraggio, senso di appartenenza. Stavolta in quella scena ho visto tutto. L’ho visto nuovamente in Fabio Quagliarella. Un capitano vero, uno che ha sposato la Sampdoria e la sua causa.
Il punto di Verona? Maledettamente brutto ma importantissimo. Il resto ce lo prenderemo sabato prossimo con il nostro capitano in campo…