La Sampdoria vista a Bolzano è una squadra che non può avere alibi anche se l’arbitro Morandi non si è certo dimostrato all’altezza…
Voglio subito sgombrare il campo dagli equivoci: la Sampdoria a Bolzano ha perso per insufficienze proprie, e quindi gli alibi stanno a zero.
C’è sempre, specie tra i commentatori che fanno della provocazione malfida il proprio marchio registrato, l’ansia di spiegare che la Sampdoria gioca il peggiore calcio della cadetteria. Eccoli serviti: in due settimane ne abbiamo viste due sicuramente peggiori, il Cosenza e il Sudtirol, che senza rigore non avrebbe vinto nemmeno contro una squadra in nove e non ha praticamente mai impensierito Cragno.
Aver perso contro una squadra di hockey, pensiamoci bene, è però un’aggravante. Grammi come la poligrina, rispecchianti in pieno la filosofia antigiochista (con punte di antisportività) del proprio guru, gli altoatesini avevano un solo modo per sfangarsela: impostare la partita sulla guerriglia, trascinare al loro livello (mediocre, e mi trattengo) la Sampdoria e innervosire una squadra oggi superiore in tutto, a cominciare dagli spalti del “Druso” (bomboniera?? Ahahahah!).
Quindi: pollice verso nei confronti della squadra, appiattitasi sul livello degli avversari dopo mezz’ora non disprezzabile; dei singoli giocatori, il cui nervosismo è inaccettabile a livello professionale; e dell’allenatore, che avrebbe dovuto e potuto leggere prima certe sofferenze localizzate.
Detto questo, non si può non dire che la sconfitta (non la prestazione, ma l’esito) è dipesa dall’assurda e penalizzante conduzione di gara dell’approssimativo e confuso arbitro Monaldi. Un’ incapacità gestionale simile è inaccettabile tanto quanto la reazione di un professionista, perché il calcio è comunque un’industria altamente professionalizzata e lasciare squadre, società e ambienti calcistici come quello blucerchiato in balia di certe direzioni di gara nel terzo millennio è inqualificabile.
Sampdoria, male la squadra, malissimo il signor arbitro Morandi…
Sampdoria, squadra senza alibi ma anche senza arbitro…
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La gestione dei cartellini è stata cervellotica e tutt’ altro che uniforme. Depaoli, tanto per dire (visto che il pensatore blucerchiato è anzitutto severamente autocritico, a differenza di altre parrocchie), avrebbe dovuto ricevere il primo cartellino già nel primo tempo, insieme ad almeno tre giocatori altoatesini, Casiraghi era da espellere per doppia ammonizione quando si è tuffato in area cercando il rigore, il secondo giallo a Ferrari (che, uscendo, ha gridato all’arbitro: “Siete scarsi!”) grida vendetta.
Del secondo giallo a Depaoli, poi, parliamone: un arbitro con capacità gestionale, tipo Doveri o Aureliano, o persino i vituperati Ayroldi e Maresca, avrebbe intanto tenuto a bada l’isteria del capitano blucerchiato nel corso della partita, e sicuramente avrebbe saputo leggere il momento dello scontro (per modo di dire: neanche sfiorato) tra il provocatorio Molina e lo stesso Depaoli. Banalmente, sarebbe bastato un rosso diretto ad entrambi, che ci poteva stare.
Ma in tutta la partita Monaldi si è dimostrato non all’altezza, permettendo ai giocatori di casa (che, seguendo la filosofia del loro trainer, non si sono fatti pregare) di sporcare la partita fino a riuscire a vincerla senza merito. Perché anche con due uomini in meno, senza rigore (purtroppo ineccepibile quanto sfortunato) non avrebbero mai segnato.
Cose che, nella bruttura complessiva della prestazione, vanno comunque dette: perché è giusto non creare alibi alla squadra, ma lo è altrettanto stigmatizzare in modo netto e senza infingimenti i danni e i torti subiti.
Non farlo finirebbe per legittimarli, insieme a coloro per i quali non esistono mezze misure tra l’acquiescenza e il complotto.