Sampdoria, l’orgoglio serbo come arma chiave per la salvezza: Stankovic svela la sua ricetta per il riscatto dei blucerchiati. Le parole
Parola d’ordine: orgoglio. Questo è ciò che Dejan Stankovic ha messo al centro nella sua prima intervista da allenatore della Sampdoria, ciò su cui vuole puntare e ciò che vuole risvegliare nei suoi calciatori. E’ un sentimento che lui si porta dentro per natura, per nascita si può dire, venendo da quella Serbia che dell’orgoglio ha fatto il suo marchio di popolo, di nazione.
Ma anche la Sampdoria ha un suo orgoglio, quello per la maglia più bella del mondo o quello per la società che in passato è stata gloriosa. Una memoria che non si può infangare e che Stankovic vuole omaggiare, provare a ricostruire. Ecco perché il tecnico serbo punta davvero profondamente a risvegliare l’energia, il ruggito del leone, nell’animo dei calciatori blucerchiati. Perché l’orgoglio non ha prezzo e anche loro, come uomini, hanno il proprio:
Non dobbiamo spaventarci della forza che ci attacca, ma dobbiamo sapere cosa andiamo a difendere, perché l’orgoglio è importante e non ha prezzo. Io vengo da un paese che ha sofferto, e non ci spaventava la forza di chi ci attaccava, ma l’importanza era di difendere l’orgoglio. Qui c’è l’orgoglio della società dei colori e il proprio e questo non ha prezzo. Non ci deve spaventare nessuno, Io sono molto fiducioso e non faccio promesse, ma voglio lavorare, voglio trasmettere tutto quell’entusiasmo che ho dentro, la forza e la cattiveria agonistica che ho dentro perché a volte la squadra può rispecchiare il carattere del suo allenatore.
Sampdoria, Stankovic e la centralità dell’orgoglio: “Non ha prezzo. I risultati arrivano se ci prendiamo le nostre responsabilità”
Sampdoria, Stankovic punta tutto sull’orgoglio…
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Niente paura, ci vuole il coraggio di affrontare l’avversario a testa alta. L’obiettivo è uno solo e ogni partita sarà come una finale per Stankovic, come diceva il suo mentore José Mourinho:
Con l’aiuto di tutti possiamo entrare nelle acque calme, ogni partita dev’essere come l’ultima, deve essere una finale. come diceva il mio vecchio allenatore e amico Jose Mourinho finali sono per vincere non per giocare. Così penso anche io.
A partire da Bologna-Sampdoria, dunque, Stankovic vuole undici leoni in campo, che sappiano prendersi prima di tutto le loro responsabilità. Dopo i risultati diventano una conseguenza:
Andiamo a Bologna, anche loro non stanno vivendo un momenti felice ma noi guardiamo a noi stessi. Come andiamo in campo dipenderà anche da noi l’esito finale. Si sono due giorni di allenamento ma in un grande club possono bastare. Dobbiamo responsabilizzarci tutti, tutti più responsabilità e i risultati arrivano.