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    Scandalo plusvalenze, la storia di Gherard Bosonin: da calciatore a muratore.

    Scandalo plusvalenze, la storia di Gherard Bosonin: da calciatore a muratore. Un adolescente che voleva solo giocare a calcio...
    Gabriele FrassanitoDi Gabriele Frassanito14 Dicembre 2022Aggiornato:14 Dicembre 2022
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    Scandalo plusvalenze, la storia di Gherard Bosonin: da calciatore a muratore. Un adolescente che voleva solo giocare a calcio stritolato da un sistema malato

    L’inchiesta sulla Juventus (Inchiesta Juventus e Sampdoria: ecco l’intercettazione Cherubini-Faggiano. Il retroscena; Inchiesta Juventus: Ihattaren-Sampdoria, accordo contro le regole FIFA? La ricostruzione;  Inchiesta Juventus: il bilancio parallelo e il “libro nero” di Cherubini su Paratici) ha portato alla luce nuovamente lo scandalo delle pluvalenze gonfiate.

    Giovani calciatori supervalutati per sistemare i bilanci delle società. Un sistema che riguarda non solo i grandi club della Serie A, ma anche molte società di serie inferiori.

    Emblematica la storia di Gherard Bosonin, raccolta da Attilio Bolzoni sul quotidiano Domani.

    Scandalo plusvalenze, la storia di Gherard Bosonin: da calciatore a muratore.

    scandalo plusvalenze gherard bosonin domaniLEGGI ANCHE Calciomercato Sampdoria, Colley: il no all’Hellas Verona che favorisce la Cremonese

    Oggi fa il muratore. Malta e cemento, alza e butta giù tramezzi, maneggia con abilità scalpelli e livelle. Il dolore alla caviglia destra ogni tanto torna, lesione ai legamenti laterali, tre operazioni, quasi un anno con le stampelle. Un ricordo lontano della sua prima vita. Che poi così lontano non è, perché Gherard ha soltanto ventisei anni. Gherard Bosonin, nato ad Aosta l’11 maggio 1996.
    «Certo che c’è rabbia per quello che mi è accaduto, la rabbia c’è sempre ma è andata come è andata», dice mentre comincia a raccontare tutto dall’inizio. Dai primi calci al pallone, “pulcino” nella squadra del suo paese, nei campetti sotto la cima del Gran Paradiso. E poi, da adolescente, a spostarsi per mezzo Piemonte e per un pezzo d’Italia. Qualche volta con la maglia numero 4 e qualche altra con la numero 8, sempre con quel sogno: diventare calciatore. Alla fine è rimasto l’avanzo di un mondo che l’ha schiaccia-to, una plusvalenza da 700mi-la euro. Ceduto e non ceduto, comprato e non comprato, venduto e non venduto. E, soprattutto, prestato e non prestato.  Il gioco delle tre carte. Brescia e Pescara, campionato di Serie B, stagione 2014/2015.
    Nello scambio annotato sui registri contabil gli hanno storpiato pure il nome: Gherardo Bosoni. Non c’era più lui, non c’era mai stato. Solo merce umana, pagata smodatamente più di quanto in realtà costava.

    Non è certo il solo. Ma questo ragazzo di un’Italia all’estremo nord, con una spontaneità che un po’ spiazza, ci ricostruisce l’altra sua storia. Lo fa appena finisce la lunga giornata di lavoro in un cantiere a Champoluc. La piccola impresa edile è di suo padre Giuliano, la madre si chiama Marisa, sua sorella Manuela. Sono tutti di Donnas, villaggio della Valle d’Aosta. Di li è anche Erika, la sua ragazza, una laurea in Psicologia che forse è servita – e non poco – a dargli sostegno.

    Ho girovagato tanto prima di tornare qui», sussurra Gherard che descrive minuziosamente il suo inseguimento di un pallone da quando era alle elementari. Il Pont Donnas, prima e seconda media tesserato a Ivrea, terza media negli esordienti della Pro Vercelli che all’epoca era in Serie C. Papà e mamma che lo portano su e giù, gli allenamenti pomeridiani, la partitella della domenica.

    Li alla Pro Vercelli ho fatto bene, tant’è che, a fine stagione, un osservatore del Brescia mi chiama e mi fa capire che la sua squadra era interessata a me… aspettavano solo la buonauscita dalla Pro Vercelli». Cosa è la buonauscita? «La buonuscita? Non lo so

    Dopo una settimana riceve la telefonata annunciata: Gherard è in partenza. È il 2010, ha quattordici anni, il Brescia è in Serie A. lui è ufficialmente nelle giovanili. È la prima volta che va così lontano da casa

    Lo sistemano nel convitto della società calcistica a Montirone, una cinquantina di chilometri dalla città

    Una struttura fatiscente, cibo non buono, quarantacinque ragazzi come me rinchiusi tutti insieme là dentro. Non è stato un periodo felicissimo, alla mattina scuola, di pomeriggio allenamenti e poi non potevamo mai usci-re, due ore di buco prima della cena: o si studiava o si stava appiccicati alla PlayStation

    (…) Sembra andare tutto bene sul campo. Tanti gol, un buon rendimento. Ma è un’illusione, una sua illusione. A finestagio ne 2012, estate, giugno, gli comunicano da un giorno all’altro che l’anno prossimo non farà più parte delle giovanili del Brescia.

    Senza darmi spiegazioni mi dicono semplicemente: non ti vogliamo tenere più». Da quando è a Brescia non ha mai visto un soldo, solo vitto e alloggio e allenamenti. Gherard ha sedici anni e non vuole mollare, vuole rimanere nel giro. Trova un compromesso. Stare a Brescia a spese sue. si affitta un appartamento in città, la famiglia Bosonin si divide. Sua madre Marisa lascia la Valle d’Aosta e va a vivere con il figlio. Un anno infame.

    (…) Un altro giorno d’estate, sempre giugno, stagione 2015/2016, arriva un’altra telefonata da Brescia. È il direttore tecnico delle giovanili. «Mi è sembrata una chiamata un po’ strana, ma il direttore mi dice di avere trovato un posto per me a Pescara, io ero contentissimo, mi si presentava un’altra opportunità per tornare alla grande, anche se sarei andato a giocare nelle giovanili e nella Primavera

    Il Pescara è appena retrocesso dalla A alla B. In famiglia sono tutti con Gherard. Papà e mamma caricano l’auto di vestiti e accompagnano il figlio sul mare d’Abruzzo. Anche li c’è il convitto, a venticinque minuti

    Se quello di Brescia era fatiscente, a Pescara era veramente un ‘bivacco, eravamo sempre quaranta o cinquanta ma tutti ammassati in piccole stanze, si mangiava anche peggio che a Brescia, da quello che si diceva era gestito da un’associazione vicina alla chiesa e il cibo che ci davano era quello della beneficenza

    A Pescara Gherard si prende il diploma da ragioniere e pure la patente. Come sempre, vitto e alloggio senza vedere mai un euro. E proprio quando, di euro, lui ne vale 700mila. Naturalmente ne è all’oscuro. È una delle tante vittime del gioco delle tre carte. Lo scambio Brescia-Pescara e Pescara-Brescia è con il “gemello” da plusvalenza Alessio Gabrielli, originario di Cisterna di Latina e anche lui classe 1996

    Poi il contratto con il Brescia scade, il prestito con il Pescara anche. E Gherard torna a casa. Ancora qualche stagione in Eccellenza. Ma alla fine non gli resta che appendere gli scarpini al chiodo e lavorare nell’azienda edile di famiglia.

    I sogni di un giovane calciatore schiacciati da una plusvalenza per sistemare i bilanci…


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