Luigi De Siervo, ad Lega Serie A, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito ai problemi del calcio italiano tra cui la legge Melandri…
L’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica, ecco alcuni estratti delle sue dichiarazioni. Passando dalla crisi economica del calcio italiano, ai diritti tv, fino alla legge Melandri. Ecco le sue parole
Quanto può perdere il calcio italiano rispetto al triennio 2021/24?
Ci aspetta il bando per i diritti televisivi più difficile di sempre. Il mercato è complesso, abbiamo registrato la progressiva disaffezione di Mediaset e la scelta di Sky, nell’ultimo triennio, di avere un ruolo più marginale. Ma ciò che preoccupa è che ci troviamo in un sistema in cui manca la certezza del diritto.
Parla della pirateria?
Con la pirateria, chi ci perde è sicuramente la Serie A: il danno è di circa 1 miliardo ogni tre anni, ma tutto il calcio, anche la Serie B e la Lega Pro, è finanziato con i soldi dei diritti televisivi.
Manca il controllo?
C’è soprattutto l’atteggiamento omissivo delle società di telecomunicazione. Abbiamo il triste primato di essere il Paese col tasso di pirateria più alto al mondo. E questo è avvenuto nel silenzio della politica e delle autorità.
Per lei le Telco avrebbero una responsabilità o un interesse?
Un interesse, sicuramente. Le Telco hanno beneficiato di alti volumi di traffico, facilmente riconducibili agli orari delle partite. E non hanno fornito la collaborazione minima che ci saremmo aspettati da chi vive in un mercato che deve essere legale.
Lei crede davvero che si investa meno nei diritti per questo?
Oggi gli investimenti stranieri sono frenati. Chi compra una borsa in un negozio se in strada te la vendono identica a un quarto del prezzo?.
Dal governo avete ottenuto però di vendere i diritti per 5 anni e non più solo per 3.
Vendere i diritti su cinque anni ci permette di affrontare il mercato con le stesse armi delle altre Leghe europee. E non avvantaggia Dazn o Sky che hanno i diritti. Anzi, fornisce a nuovi player interessati a entrare nel calcio italiano il tempo sufficiente per sviluppare il prodotto.
Come migliorare il calcio italiano
Serie A, Luigi De Siervo: va abolita la legge Melandri
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La proroga del contratto attuale con le tv non ci sarà, l’emendamento Lotito è saltato.
Un tema superato dai fatti: non aveva costi per lo Stato e avrebbe fornito un’opzione in più, forse inutile, ma già usata anche in Inghilterra dalla Premier: poteva essere uno strumento negoziale.
La Serie A il gap se lo è scavato da sola: perché non ha mai destinato fondi a stadi, centri sportivi…
Si dovrebbero sottrarre risorse al monte dei ricavi tv. L’indebitamento a cui hanno fatto ricorso le squadre, quello sì, doveva servire a finanziare le infrastrutture. I criteri per dividere i soldi li impone la legge Melandri.
Legge del 2008: è superata?
In una logica evolutiva, la speranza è che la legge Melandri venga abolita. Siamo l’unico Paese al mondo in cui una legge statale limita una società privata a vendere i diritti come meglio crede. La Uefa per esempio ha procedure quasi inesistenti.
Serviva, quando è nata, a evitare sistemi clientelari.
Oggi il calcio è cambiato, la Lega ha internalizzato le funzioni di commercializzazione.
Quindi, oltre alla Melandri, l’unico problema è la pirateria?
Elemento esiziale per il nostro futuro è che questo governo riesca a inserire in uno dei prossimi strumenti legislativi una norma chiara contro la pirateria del calcio, che ha caratteristiche diverse da tutto il resto: ha bisogno di un intervento immediato, per far cadere il sito pirata entro 30 minuti. Senza questo intervento saremo sempre il calcio più piratato del mondo. Quindi più poveri. E la responsabilità non può che essere della politica. Vorrei invece ringraziare Agcom, che negli ultimi mesi ha finalmente assunto una delibera chiara e i parlamentari Elena Maccanti e Federico Mollicone che lavorano a un provvedimento quadro: si occuperà delle infinite sfaccettature della pirateria nel Paese, incluse le frodi online. Lo avremo entro un anno. Ma ora serve una norma immediata.