Il ricordo della finale di Wembley contro il Barcellona è ancora vivo e doloroso nella memoria di Pagliuca: il post del portiere della Sampdoria il giorno dell’anniversario
La metà sampdoriana di Wembley fischia per paura. Ronald Koeman sistema il pallone, prende la rincorsa, in due compagni del Barcellona pronti a toccarglielo. Gianluca Pagliuca sistema la barriera. E’ il minuto 112, l’olandese fa partire un bolide sul secondo palo. Il portiere della Sampdoria è lì, ma non riesce a toccare. Silenzio della metà blucerchiata dello stadio, il pubblico blaugrana in visibilio.
Attimi che non si scordano. Non lo fanno i tifosi blucerchiati, figurarsi chi li ha vissuti in prima persona, sul campo. Quel dolore provato sul terreno di gioco il 20 maggio 1992, di cui ricorre il 32mo anniversario oggi, è ancora vivissimo. In chi ha creduto in quel sogno e si è sentito un po’ responsabile sulla punizione decisiva, che ha consegnato al Barcellona di Johan Crujiff la prima Coppa dei Campioni della sua storia.
Come Pagliuca, “The wall“, che purtroppo quella volta lì si è visto superare da un missile passato tra Fausto Pari e Moreno Mannini. E ancora oggi fa male, molto male.
Barcellona-Sampdoria, Pagliuca: “Dolore sempre vivo”
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Molti sampdoriani e il club stesso, nella ricorrenza di quella finale, hanno pubblicato sui social dei post celebrativi. Ricordando non soltanto che la Sampdoria perse, ma anche che, comunque, fu vice campione d’Europa. La seconda squadra più forte del continente, a un passo dal coronamento perfetto dell’era Mantovani.
Pagliuca, invece, ancora soffre. E tanto. Per uno come lui aver subito quel goal è un macigno che ci ha messo tanto a buttare giù. E a distanza di anni si ritrova a pubblicare una Instagram story, con scritto: “Dolore sempre vivo“. A ripensarci oggi, quella Sampdoria era davvero grande e quella sconfitta fu il simbolico capolinea della squadra d’oro, con l’addio di Vujadin Boskov e di Gianluca Vialli, per citare due nomi.
E se la palla fosse uscita? E se avesse colpito il palo? E se Pagliuca l’avesse parata? Quante volte queste domande avranno tormentato il portiere blucerchiato. Però è andata così e non resta che convivere con quel dolore, pensando a com’era bello vivere quello che, solo pochi anni prima, si credeva fosse un sogno: la Sampdoria che sfiora il tetto d’Europa.