Molti dubbi, tante domande dei tifosi blucerchiati riguardo alla vicenda Jamie Dinan e del fondo York Capital: i fondi d’investimento sono un mezzo indispensabile (quasi un male necessario) per poter vincere oppure devono stare lontani dalla Sampdoria?
Partiamo dal pressuposto che non esiste più il calcio di una volta, ma che esso è diventato prettamente un’attività imprenditoriale.
Ora come ora per costruire squadre soddisfacenti (senza dire vincenti) serve spendere ogni anno centinaia di milioni di euro. Se a ciò aggiungiamo pure che la figura del classico presidente mecenate degli anni ’80-’90, che investiva ingenti somme a fondo perduto in una squadra di Serie A per la sola soddisfazione di vincere si è quasi definitamente estinta, non ci possiamo neanche scandalizzare che all’interno del mondo del calcio possano apparire dei ricchissimi fondi speculativi pronti a rilevare una qualsiasi squadra pur di racimolare qualche rendimento positivo.
Un esempio di questa dinamica lo ha vissuto recentemente la Sampdoria con l’estenuante trattativa tra Massimo Ferrero e il fondo York Capital guidato dall’ imprenditore Jamie Dinan, rappresentato dalla leggenda blucerchiata Gianluca Vialli.
E’ di questi giorni la notizia che il fondo York Capital sta fronteggiando numerose richieste fatte dai suoi clienti per il ritiro immediato degli investimenti fatti. Questi episodi hanno causato diversi problemi finanziari, mettendo in ginocchio il fondo. Gli stessi manager di York hanno dichiarato che dal marzo 2020 il veicolo potrebbe addirittura essere completamente liquidato. Certamente non una bella pubblicità di fronte ai mercati internazionali…
Immaginiamo l’ipotesi in cui la trattativa per la Sampdoria avesse avuto un esito positivo: col senno di poi in meno di 2 mesi, la società sarebbe stata rimessa in vendita, riportandola nel limbo delle incertezze future. Alcuni però ribattono pronunciando la seguente affermazione: “Dinan sarebbe entrato nella Sampdoria con il proprio patrimonio. York Capital non c’entra niente…”. E’ vero, ma tale risposta risulta piuttosto superficiale e non analizza in pieno la natura dell’investimento che sarebbe stato attuato per la Sampdoria.
L’offerta d’acquisto presentata a Ferrero fa pensare che l’intento speculativo fosse ancora ben accentuato. Si è parlato di circa 75-80 milioni di euro (debiti compresi) contro una richiesta di oltre 100 milioni.
Un fondo (o chi che lo gestisce) entra in una società solo per convenienza e le offerte al ribasso sono all’ordine del giorno. Per i proprietari non rimane che scegliere tra due opzioni: o fare “un patto col diavolo” e accettare a determinate condizioni (spesso sfavorevoli) l’entrata di nuovi capitali oppure mantenere lo status attuale delle proprie aziende.
Sul lato sportivo, Jamie Dinan non è nuovo ad investimenti del genere: tramite il fondo York Capital detiene la comproprietà della franchigia NBA dei Milwaukee Bucks, dove ha contribuito nel tempo anche alla costruzione della nuova arena della città. Pure i risultati sportivi sono sempre più positivi, ma il sistema NBA permette crescite esponenziali grazie al fatto che semplicemente segue ciò che il vangelo insegna: “Beati gli ultimi perché saranno i primi”. Gli ultimi classificati del campionato hanno quasi sempre la precedenza nel poter scegliere i migliori giocatori del college basketball e i Bucks hanno sfruttato questa regola “democratica” per poter costruire una squadra ambiziosa ed ottenere dei fatturati molto più alti rispetto agli anni precedenti. Alcuni analisti di Forbes affermano che il valore complessivo della franchigia di circa 1.3 miliardi di dollari con un risultato operativo medio annuale di +25 milioni di dollari (in costante crescita). Tutto ciò non avviene nel mondo del calcio, dove le grandi squadre rimangono sempre le stesse e detengono da decenni il dominio incontrastato, lasciando alle squadre di provincia qualche exploit di tanto in tanto.
Detto ciò l’investimento su una squadra di calcio rimane altamente rischioso quanto quello che un normale cittadino potrebbe fare su un fondo speculativo di questo genere: gli unici fattori che possono far rendere positivamente una società sportiva sono i risultati ottenuti sul campo, i proventi dai diritti tv, uno stadio di proprietà e in minima parte il merchandising. E’ ovvio che i risultati sportivi per nulla scontati e di conseguenza i proventi dai vari network televisivi sommati alla difficoltà di ottenere dei permessi amministrativi per poter costruire uno stadio moderno, rendono l’investimento sempre più incerto.
Per i più scettici si può consigliare di approfondire nel merito i casi della A.S. Roma e del A.C. Milan, che questi problemi li affrontano quotidianamente, tanto che la cordata capitanata da James Pallotta per i giallorossi e il fondo Elliot per i rossoneri sono già alla ricerca di nuovi acquirenti.
Tornando alla Samp, il tema principale rimane il seguente: questi manager hanno a disposizione capitali enormi, ma hanno la passione adatta per poter soddisfare le aspettative dei tifosi o entrano nel mondo del calcio con altri fini?
La risposta per i tifosi della Sampdoria (e non solo), è semplice, quasi scontata: basta vincere, il resto non ci tocca. E forse hanno ragione loro, ma qualche dubbio resta. Il calcio è spettacolo e finchè dura ‘the show must go on”